venerdì 12 febbraio 2010

Cosa volere di più dalla vita?

Da una Boscolo, detto “Meo”, sentire dei bimbi urlare: “Mea per me; ti ho meato” non può che far sorridere. Ormai sono lontani i tempi del Catechismo, in cui i bimbi malefici sghignazzando mi dicevano: “Pensa se ti chiamavano Mara!”... e anche qui, ora come ora, non si può non sorridere!


Oramai, al giorno d’oggi, altri sono i neologismi: “ti ho meato - voce del verbo meare”. Davvero curiosa e simpatica storia questa.


Ma io, da brava Maestra che supervisiona, osserva e sorveglia i suoi bimbi finché giocano durante la ricreazione – perché se gli dici 'intervallo', ti rispondono: “e che cos’è?” – non riesco a non farmi trasportare dai ricordi…


Chi di voi non ha mai giocato a nascondino in spiaggia?


Sul far del tramonto, in piena estate, ore sette e mezza circa di sera, quando tutti (o quasi) se ne sono andati a casa, l’immensa spiaggia di Sottomarina è tutta per voi. Si fa la conta sull’ultima capanna (già, a Sottomarina non si chiamano cabine) e ci si nasconde ovunque… vale anche nelle altre zone! E allora via al gioco. Si corre alla rinfusa per accapparrarsi il posticino migliore: chi sotto ai lettini, agli sdrai, chi tra le capanne... e manca poco che qualcuno si faccia una buca e si nasconda anche sotto la sabbia!


E fin che ero lì, nel giardino della scuola a guardare i miei bimbi giocare, vedo il mare all’orizzonte, odoro il salmastro dell’aria, vedo i colori del tramonto che si riflettono sul mare fino a sfumare dietro le capanne, sento la ormai fresca sabbia sotto i piedi, sento le urla dei miei amici che questa volta intonano: “Punto per me! Punto per tutti!”. Quasi surreale.


I miei bimbi, con così poco, hanno reso questa fredda mattinata d’inverno in una mite serata d’estate. Cosa volere di più dalla vita. Qualcuno (ma non io) risponderebbe: Un Lucano.


Paola